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L'educazione digitale a scuola

Aggiornamento: 4 gen 2019


Oggi vi racconto la storia di chi oltreoceano lavora sul tema dell'educazione all'uso sano dei media digitali, ormai da qualche anno. Gli Stati Uniti sono più avanti dell'Europa e ancor più dell'Italia, nelle soluzioni ma ovviamente anche nei problemi. Ciò ci permette di avere un grande vantaggio: vediamo cosa fanno al di là dell'Atlantico, come affrontano i loro problemi, e poi possiamo provare ad adottare soluzioni simili per noi. Per questo ho ricercato degli enti americani con cui parlare dell'argomento educazione ai media digitali


Substitute Phone

Per affrontare il tema della "dipendenza da smartphone" ci sono anche diverse aziende che si inventano i dispositivi più disparati. L'ultima invenzione in cui mi sono imbattuta è il substitute phone: per combattere la dipendenza da swipe! Non si sa più cosa inventarsi ormai, certo è che l'argomento educazione al digitale è importante

Cercando chi offre percorsi curriculari di media education negli USA ho trovato Cyber Wise, fondato da Diana Graber, psicologa e con un'esperienza lavorativa nel marketing. Così ho contattato Diana che è stata disponibile per un'intervista Skype e ci siamo confrontate sul lavoro nella media education.

Uno degli aspetti in generale che più mi ha colpito di Cyber Wise nella mia chiacchierata con Diana è l'importanza nello spingere i più giovani ad utilizzare il web e i social network come strumenti attivi per produrre del materiale e diventare protagonisti

Un altro esempio di come l'utilizzo della tecnologia digitale sia assolutamente positivo è per colmare le distanze geografiche che alcuni ragazzini hanno dalle città principali e permettergli così di frequentare la scuola, in modo virtuale. Questo avviene per esempio in Brasile dove per i bambini delle aree più remote della Foresta Amazzonica è possibile seguire con collegamento video le lezioni che l'insegnante tiene nelle aule in città. Fino a qualche anno fa queste popolazioni non si avvicinavano per nulla al sistema scolastico nazionale. 

Detto questo, è opportuno affrontare il tema della media education e trovare strumenti che ci permettano di educare ed educarci ad uno uso sano del telefono e del digitale. 

Qui di seguito trovi la mia intervista a Diana Graber di Cyber Wise, società che si occupa di formare giovani e adulti ad un corretto uso dei dispositivi digitali. 


Intervista a Diana Graber


Dian Graber

Cos'è Cyber Wise?

Si tratta di un progetto nato per affrontare una questione che negli Stati Uniti sta diventando sempre più importante: il rapporto che abbiamo con i nostri dispositivi digitali! Lo facciamo in California sopratutto, che è la patria della tecnologia digitale. Inizialmente siamo partiti facendo formazione agli adulti e quindi genitori e figure educative. Dopodiché abbiamo capito che dovevamo fare qualcosa per i ragazzi nelle scuole e quindi abbiamo creato due curriculum ed è nato il progetto Cyber Civic, un percorso di educazione alla cittadinanza digitale.

Io sono una psicologa dei media, con una lunga esperienza nelle produzione cinematografiche e quindi poi ho pensato fosse utile mettere le mie conoscenze al servizio dell'educazione dei più piccoli su un tema così delicato ma pervasivo come la media education.


Cosa ti ha spinto a fondare Cyber Wise?  

Abbiamo iniziato nel 2014 e piano piano ci siamo ingranditi, l'espansione è stata inaspettatamente rapida ma col senno del poi ovvia vista la sua importanza. Eravamo solo io e Cynthia Lieberman, l'altra fondatrice, ma quando abbiamo creato Cyber Civic si è unita a noi una terza persona perché abbiamo troppo lavoro da portare avanti. 

Negli USA l'età a cui un bambino ha il suo primo smartphone si sta abbassando sempre di più e continua ad esserci un grande vuoto dal punto di vista educativo. In alcuni stati ora è obbligatorio avere una materia dedicata all'educazione digitale e siamo soddisfatti di essere parte di questo cambiamento. Sono madre e mi rendo conto di quanto sia complesso l'argomento, non sappiamo dove stiamo andando ma sicuramente la tecnologia sta avendo sempre più spazio nelle nostre vite e prima impariamo ad usarla meglio è. 


Cosa significa fare media education? 

Con Cyber Wise organizziamo incontri formativi per adulti, insegnanti, figure educative sul tema della media education e abbiamo il blog che ci permette di diffondere i valori in cui crediamo. Con Cyber Civic forniamo un programma scolastico adatto ai bambini, di verse fasce d'età, che gli insegnanti possono usare in classe per affrontare il tema dell'alfabetizzazione digitale. Quando una scuola utilizza il nostro programma si trova video, testi, esercitazioni create ad hoc per essere utilizzati in classe. 

Uno degli argomenti più scottanti oggi è quello delle fake news, sopratutto in seguito alle ultime elezioni americane in cui il tema è esploso. Ciò che vogliamo fare è stimolare un uso critico delle informazioni che i ragazzi utilizzano, perché alla fine sarà la loro capacità di giudizio a essere la cosa più utile. 


Conclusioni

Dalla mia chiacchierata con Diana Graber di Cyber Wise, ho tre considerazioni che condivido qui:

1. In Italia c'è il Piano Nazionale Scuola Digitale che prevede una formazione degli studenti all'uso dei dispostivi digitali, social network, ecc. Sembra che in qualche modo stiamo facendo un percorso inverso a quello di Diana, ovvero stanno nascendo iniziative di educazione al digitale nelle scuole ma manca formazione per genitori e adulti. Questo è uno degli aspetti di cui avevo parlato con il Prof. Simeone dell'Università Cattolica di Milano

2. Negli USA diminuisce sempre più l'età a cui un bambino ha il suo primo smartphone e il fenomeno pare inarrestabile quindi tanto meglio imparare a gestirlo visto che anche noi del vecchio continente stiamo andando nella stessa direzione. Per questo è importante sensibilizzare. 

3. Diana mi ha anche ricordato che è importante non cadere nel tranello della demonizzazione dei tool digitali ma piuttosto enfatizzare e facilitare tutti quegli aspetti positivi che per esempio possono portare le persone ad aumentare le proprie possibilità espressive.

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