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Siamo più produttivi al lavoro nell'era digitale?

Aggiornamento: 4 gen 2019


Un filone interessante nello studio del rapporto tra tecnologie digitali ed essere umano è quello relativo al mondo aziendale. Siamo in un’epoca in cui i manager sono always in always on: hanno la mail sempre con sé e gestiscono i clienti tramite WhatsApp. É giusto o sbagliato? La nostra società ci ha guadagnato o perso in termini di qualità del lavoro con questa trasformazione del modo in cui operiamo? Sono domande che non hanno una risposta da bianco o nero ma sicuramente ci fanno riflettere.

A tal proposito qualche tempo fa ho letto il libro Digital Detox di Alessio Carciofi, primo libro in Italia che propone una metodologia di “disintossicazione dal digitale per imparare ad essere più produttivi”. L’autore promuove un uso consapevole e misurato degli strumenti digitali messi a disposizione di imprenditori, manager e dipendenti nelle aziende. Questo perché se è vero che leggere la mail sul proprio smartphone ci permette di lavorare in modo più flessibile, dall’altra può anche divorare il nostro tempo libero andando ad abbattere il confine tra vita professionale e privata. 

Ho avuto il piacere di parlare con Alessio di come il mondo delle imprese italiane oggi si districa nella gestione dei tool digitali con i propri dipendenti. Consiglio il suo libro, che puoi trovare qui


Intervista ad Alessio Carciofi

Alessio Carciofi

Le imprese italiane sono consapevoli che avere manager always in always on possa creare dei problemi?

C’è sicuramente tanto da fare anche nella formazione aziendale in Italia a tal proposito ma ci sono anche parecchi esempi virtuosi. Si sta iniziando a promuovere, anche nelle aziende medio-piccole, una visione di work-life balance. Ci si rende conto che il vecchio modello di impostazione del lavoro non va più bene e i dirigenti parlano di benessere aziendale. Molto spesso le grandi aziende promuovono un work-life balance facendone un cavallo di battaglia.

Il modo e il mondo del lavoro come ci è stato insegnato, va rivoluzionato, non funziona più. L’errore che spesso vedo è il tentativo di vivere e lavorare con una mentalità analogica in un ambiente digitale: non funziona! E’ come cercare di installare un software nuovo su un pc vecchio: semplicemente non sarà compatibile. 

Ciò che io faccio come formatore nelle aziende è proporre una modalità disruptive, ovvero una rottura con la routine per andare a rompere proprio le abitudini mal sane. Il cambiamento che inizia da piccoli passi è quello che può portare un impatto importante


Ci sono dei settori del mercato in cui le aziende sono più sensibili a proporre un equilibrio tra vita lavorativa e quella professionale? 

Diversi settori ma quello che vedo più rallentato in questo percorso, purtroppo è il turismo. Dico purtroppo perché, oltre ad essere il mio settore di provenienza e quindi uno di quelli che conosco maggiormente, sarebbe anche uno di quelli che ne trarrebbe maggiori benefici secondo me. Questo perché credo che l’industria del turismo si sposterà sempre di più verso un turismo dell’ anima, come lo chiamo io, ovvero la proposta di esperienze, di un nuovo lifestyle. Le persone sempre di più non viaggiano semplicemente per andare a vedere un museo, ma lo fanno per assaggiare la vita di un luogo diverso, con tradizioni e abitudini diverse dalle proprie.


"Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" Gandhi

Come ho scritto nel libro, noi viviamo in una società multitasking ma sappiamo anche con certezza che questa modalità di uso della nostra mente consuma molta energia, abbassa la concentrazione e la produttività. Quindi rimango convinto che per essere veramente produttivi, si debba puntare su alti livelli di concentrazione. Ogni volta che riceviamo una notifica per esempio, il livello di energia assorbita da questa distrazione, è elevata anche se non ce ne rendiamo conto. Ci sono cose che vanno fatte una per volta, se vogliamo abbassare i tempi e alzare la qualità. 


Come ti immagini, il mondo del lavoro tra 20 anni, in cui la maggior parte dei lavoratori saranno persone nate immerse negli schermi e che oggi dicono che non riescono a studiare se non sono connesse in chat con gli amici? 


Sono ottimista, credo che si possa solo migliorare andando avanti e ho grande fiducia nelle nuove generazioni. Il futuro è per chi si saprà concentrare per aumentare le proprie prestazioni.

Le soft skills saranno il motore trainante del lavoro, La tecnologia sarà al centro dello sviluppo produttivo, sempre più lavori manuali e meccanici verranno automatizzati. Per questo le persone che invece svilupperanno le proprie capacità comunicative, relazionali, emotive, saranno quelle ad avere posizioni migliori

Ci stiamo muovendo, anche a livello di formazione aziendale, in una direzione per cui le persone devono imparare a gestire la propria energia e non il proprio tempo. Già oggi ma ancora di più nel futuro, fare un training per imparare a gestire il proprio tempo sarà come oggi pensare di fare un corso del pacchetto office! La grande sfida sarà saper gestire le proprie emozioni e interpretarle, comprenderle


"Alla velocità del digitale, dobbiamo aggiungere la profondità dell’umano" Alessio Carciofi Unendo queste 2 variabile ci sarà una rivoluzione fantastica! 


Conclusioni


Dalla mia chiacchierata con Alessio Carciofi, un paio di considerazioni conclusive: 

Come il Dott. Tonioni del Policlinico Gemelli di Roma che è stato uno dei primi in Italia ad occuparsi di "dipendenza da internet", anche Alessio è fiducioso sulla capacità dei giovani di riuscire a bilanciare l'uso del digitale nelle proprie vite. Spesso si pensa al mondo aziendale italiano come ad un'ambiente meno attento di quanto in realtà non lo sia. Sentire che anche le aziende medio piccole stanno iniziando a fare attenzione all'equilibrio tra vita lavorativa e personale dei propri dipendenti, è un piacere.

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