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Un giorno senza cellulare

Aggiornamento: 4 gen 2019


Nel mondo ci sono sempre più persone che si inventano attività per far riflettere la nostra società sull'uso che facciamo dei telefoni. 

Non siamo ancora in grado, dal mio punto di vista, di parlare di dipendenza da smartphone e come avevamo già visto non possiamo parlare di dipendenza da internet. Sta di fatto però che se ci si guarda intorno ci si accorge che siamo sempre più immersi nella tecnologia digitale. Il fenomeno è velocissimo e quindi la ricerca non riesce a stare al passo con i tempi. Pare che tocchiamo il telefono 2600 volte al giorno, ora io mi chiedo: c'è un'altra cosa che facciamo con questa frequenza, a parte il sostenere le nostre varie funzioni vitali? Credo proprio di no. Nel bene o nel male non si torna più indietro ed è un fenomeno molto nuovo e veloce: vale la pena fermarsi a rifletterci ogni tanto.

L'anno scorso ne avevo parlato con Carla Soffritti che in Italia aveva proposto il digital detox day per il 1° luglio. Quest'anno invece ho chiamata Tanya Shevitz in California che con l'associazione Reeboters si occupa del progetto "National Day of Unplugging" dal 2010. In quei tempi non sospetti non c'era nessuno che si occupava di uso smodato di smartphone e loro furono tra i primi ad affrontare l'argomento. Ora invece è tutta un'altra storia: negli U.S.A. è una moda occuparsi di digital detox. 

Recentemente ho trovato un video che in un quarto d'ora spiega proprio il meccanismo con cui viene costruita l'abitudine di controllare e prendere sempre in mano il nostro telefono. Il video è un condensato del libro Hooked di Eyal, lo trovi qui . Chi è Eyal? Si tratta dell' autore di Hooked appunto, libro molto forte in cui spiega per filo e per segno come funziona il processo di "manipolazione" dice lui, utilizzato per agganciare le persone all'utilizzo di un App. 

Quindi per uscire da questo meccanismo che agguanta la nostra attenzione, dobbiamo adottare piccole strategie, tra cui staccare la spina ogni tanto. In questo senso, Reeboters fa un gran bel lavoro. 

Anche in Italia stanno nascendo le prime iniziative in questo senso e cominciano ad esserci dei vip che parlano dell'argomento. Recentemente mi è capitato di leggere un articolo su Daniele Bossari che parla di dipendenza d a smartphone


Intervista a Tanya Schevitz


Tanya Schevitz di National Day of Unplugging

Chi è Reeboters?

Reeboters è un'associazione culturale creata da un gruppo di persone ebree. Non abbiamo alcun obiettivo religioso ma piuttosto quello di fare attività che diffondano i valori della cultura ebraica. Il nostro headquarter è a New York ma abbiamo diverse sedi negli Stati Uniti. 

Siamo un gruppo di 12 persone che lavorano attivamente sui vari progetti che creiamo. Poi abbiamo una serie di connessioni con persone in tutto il mondo che ci aiutano a sviluppare dei progetti anche in Europa per esempio. 


Da dove nasce il National Day of Unplugging? 


Nel 2010, quando ancora nessuno parlava dell'argomento, ci siamo trovati per uno dei nostri meeting annuali e in modo inaspettato e assolutamente non pianificato è partita l'idea di lavorare sul tema dell' iperconnessione. Iniziavamo a renderci conto che come esseri umani, stavamo diventando tutti sempre più legati agli smartphone e questo a volte iniziava a creare uno scollamento dal momento presente e dalle relazioni con le persone del mondo reale. 

Da una banale riflessione nata per caso, abbiamo iniziato ad approfondire le nostre ricerche e abbiamo iniziato a capire tutti gli effetti che lo smartphone ha su corpo e mente. L'idea del National Day of Unplugging è legata alla festività ebraica del Shabbat e quindi ogni anno il giorno cambia a seconda di questa celebrazione. Abbiamo voluto dare un tocco di modernità ad una ricorrenza antica della nostra cultura. 


National Day of Unplugging fa anche altro oltre alla giornata di inizio marzo?


Si certo, noi lavoriamo sul tema della disconnessione temporanea, durante tutto l'anno. La giornata che abbiamo indetto è solo un presupposto per comunicare e diffondere l'argomento. In realtà poi organizziamo e aiutiamo ad organizzare eventi senza smartphone durante tutto l'anno. Ad oggi per il 2018 abbiamo circa 500 eventi pianificati dalla costa est a quella ovest degli U.S.A. Lo facciamo con dei partner locali che possono essere associazioni sportive, di tempo libero, culturali, ecc. Quindi facciamo per esempio biciclettate, cene o scampagnate rigorosamente senza telefono. Ci sono alcune cittadine che hanno promosso la disconnessione di tutto il loro territorio per una giornata. 

Abbiamo anche una serie di iniziative con le scuole. Per esempio recentemente con una scuola superiore a San Francisco abbiamo disconnesso tutto l'istituto per 72 ore. 


Cosa fai tu come genitore? 


Cerco di dare il buon esempio prima di tutto. Credo sia importante non perdere di vista il fatto che sono una delle ultime generazioni ad avere avuto un'infanzia fatta di giochi per strada, mentre ora le strade sono vuote. Credo che la tecnologia abbia enormi benefici ma stiamo rischiando di rimanerne schiacciati. Con i miei figli lo uso il meno possibile, sto attenta a mostrar loro che il mio tempo mi piace dedicarlo a loro e non tanto a scrollare un social o rimanere incollata ad uno schermo. 

Il mio primo figlio ha 14 anni e la regola fino all'anno scorso era niente telefono durante la settimana, nel weekend al massimo un'ora e mezza al giorno. Ora con mio marito tolleriamo un po' più di tech time per rimanere in contatto con i suoi compagni. Un'attività che però lo spingo molto a fare è la pianificazione dei suoi slot di tempo durante il weekend. in questo modo cerco di renderlo consapevole del fatto che è lui a gestirsi il proprio tempo e in due giorni di fine settimana deve riuscire ad infilare più cose: tempo con la famiglia, compiti, attività all'aperto, leggere, qualcosa di creativo, ecc. Una volta definito un tempo per tutte queste azioni, allora si può lasciare uno spazio per lo smartphone. 

Un'altra cosa che ho iniziato a fare recentemente è stato stabilire la regola che in macchina la mattina, mentre porto lui e due suoi compagni a scuola, non si tira fuori il telefono. In questo modo a volte ci sono momenti di tensione, ma d'altra parte è la vita e poi ci sono mattine invece in cui chiacchieriamo, ascoltiamo la radio o semplicemente si va verso scuola. 

Con la mia famiglia facciamo anche vacanze senza smartphone e connessione, per tutto il periodo in cui siamo fuori rimaniamo sconnessi. Si tratta di un modo per dare un esempio ai bambini che sia possibile stare sconnessi per un periodo limitato. 


Conclusioni


A conclusione della mia chiacchierata con Tanya ovviamente il mio invito è quello di staccare dal proprio smartphone una volta ogni tanto. Non credo ci sia una formula che va bene per tutti: 24h, 48h o altro. Dipende anche molto da quanto lo usi nella vita di tutti i giorni. Il punto però è che staccare una volta ogni tanto ci permette di riallinearci rispetto all'uso che ne facciamo. Cambiare le proprie abitudini ha sempre un lato di stress e fatica ma anche di stimolo e apprendimento! 

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