Se pensiamo alla velocità con cui gli strumenti strumenti digitali hanno invaso le nostre vite ci rendiamo conto che è del tutto normale percepire un certo grado di disorientamento. La prima telefonata da cellulare risale solo 1973 e fino al 1995 solo l’1% della popolazione mondiale era connessa ad internet. Ora però siamo in un momento storico in cui la singolarità sembra essere dietro l’angolo: 2045 è l’anno in cui secondo lo scienziato informatico Ray Kurzweil il progresso tecnologico raggiungerà una velocità tale da cambiare radicalmente il mondo per come lo conosciamo e in cui l’intelligenza delle macchine supererà di diverse misure quella dell’uomo.
Il nostro usare la tecnologia a volte in modi poco efficaci e che quindi creano nelle persone maggior stress, perdita di tempo e quindi di efficacia è in parte legato alla velocità con cui la rivoluzione digitale è arrivata.
Un altro elemento da non sottovalutare è che i media digitali che le persone usano nella propria vita privata sono costruiti secondo dei principi psicologici che non aiutano l’essere umano a prendersi cura di sé e della propria mente. Un piccolissimo esempio viene dal sistema delle notifiche. Elemento semplice e apparentemente banale che però ha un impatto diretto sul comportamento di tutti noi. Infatti la ricezione delle notifiche sui nostri dispositivi segue il meccanismo del rinforzo variabile: la variabilità nella frequenza e qualità di ciò che ricevo rinforza il mio comportamento a controllare cosa ci sia dietro quella notifica.
La conseguenza è che anche quando non si aspetta nulla di specifico o il telefono non ha suonato, a molti si trovano a controllare il proprio cellulare. Questo è uno dei comportamenti legato alla prima parte dell’articolo: l’impatto potenziale del digitale sul focus delle persone.
Trattare la tecnologia come una persona per una buona cultura digitale
Uno spunto concreto è quello di iniziare a trattare la tecnologia nell’organigramma aziendale come se fosse una funzione con una propria dignità e spazio. Questa è la proposta di Nadjia Yousif partner di Boston Consulting Group.
Si tratta di disegnare l’organigramma aziendale inserendo la tecnologia come un elemento per il quale diventa necessario che le persone si pongano delle domande su come ci si relaziona con questo. Andando a indagare sul tipo di rapporto tra i sistemi digitali inseriti e le singole specifiche funzioni aziendali, può emergere un quadro interessante da cui partire per poi costruire una cultura digitale adeguata. Dove per adeguata intendo sana per l’individuo e funzionale per l’organizzazione nel suo complesso.
Comentarios