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Concentrazione al lavoro nell'era delle distrazioni digitali


Nella mia attività formativa nelle aziende mi interfaccio sempre di più con professionisti che faticano a mantenere la concentrazione per periodi prolungati al lavoro. Gloria Mark, psicologa e ricercatrice dell'University of California, ci dice che i lavoratori d'ufficio cambiano task ogni 3 minuti e 5 secondi in media.

In un panorama di questo tipo, l'efficacia lavorativa rischia di calare. Sempre la Mark in alcuni suoi studi rileva come per esempio il costo del lavorare in modalità multitasking sia in termini di maggiore stress. E i dispositivi digitali ci portano ad operare in modalità multitasking e poco focalizzata su una task alla volta.

In questo articolo trovi alcuni spunti su come incrementare la concentrazione. Ne ho parlato con Luca Marchiori, laureato in psicologia e studente della scuola di Ecopsicologia a Osnago (MB) che riporta qui di seguito alcune riflessioni sul rapporto tra concentrazione, lavoro e natura.


Come funziona l'attenzione?

In psicologia, con il termine attenzione si intende il processo attraverso cui vengono selezionati alcuni stimoli a discapito di altri, sulla base della loro rilevanza biopsicologica.

Non potendo prestare attenzione a tutto ciò con cui veniamo in contatto, scegliamo, volontariamente o meno, su cosa concentrarci, seguendo il principio di economia cognitiva, nonostante alcune caratteristiche abbiano la capacità di attirarci maggiormente rispetto ad altre, come la novità e la salienza.


Come viene influenzata l'attenzione dai media digitali?

Il nostro sistema attentivo è quindi limitato e la sfida che le nuove tecnologie digitali ci pongono di fronte è sostanzialmente la capacità di auto-regolarci. Sebbene questi strumenti siano stati progettati per abbattere alcuni limiti spazio-temporali, essi stessi ci inducono, indirettamente, anche a difenderci da un loro eccessivo e controproducente utilizzo.

All'estero ci sono già svariati esempi di aziende che affrontano il tema della gestione delle distrazioni digitali, per esempio Digital Detox Company.

Nell'epoca dove tutto è a portata di clik e dove le informazioni sono in costante aumento, la capacità di autoregolazione sembra essere la miglior difesa contro la distraibilità e il deterioramento delle nostre capacità attentive.


Cos'è il Cyberloafing?

I distractor digitali, nonostante siano stati progettati con altre finalità, hanno infatti il potere di distoglierci dai nostri compiti e obiettivi anche in ambito lavorativo. Questo insidioso fenomeno è chiamato Cyberloafing, cioè l'abuso di Internet e la relativa svogliatezza lavorativa, con conseguenze economiche e gestionali non indifferenti.


Secondo alcuni studi, esistono 3 fattori di rischio per questo fenomeno:

  • eccesso di controllo e intolleranza nelle aziende che provoca alienazione nei collaboratori;

  • casi di forte stress o di eccessivo carico di lavoro, dove l'ansia o la noia inducono il dipendente a trovare vie di fuga online;

  • eccesso di lavoro da casa che porta a perdere i confini tra attività lavorativa e privata svolta nello stesso luogo.

Anche caratteristiche individuali e di personalità, come i livelli di autostima, di dipendenza o di autocontrollo, giocano un ruolo cruciale.

Come si può agire in azienda sul benessere digitale?

Bisognerebbe quindi introdurre in azienda politiche chiare sui limiti nell'uso di internet, oltre che informare i dipendenti sui rischi annessi e, di conseguenza, proporre attività che rigenerino le facoltà compromesse. Le capacità cognitive in questione vanno dalla memoria, alla creatività.

Proprio in questo senso, alcuni autori della psicologia ambientale hanno formulato delle teorie per ciò che riguarda la riduzione dello stress e la rigenerazione dell'attenzione. Secondo questo approccio, gli ambienti naturali hanno la capacità di rigenerare le facoltà attentive e di diminuire i livelli di stress (Kaplan & Kaplan, 1989), essendo pieni di stimoli interessanti e variegati che non richiedono particolari sforzi mentali. Ciò permette l'attivazione dell'attenzione involontaria e di conseguenza il riposo della corteccia prefrontale, adibita all'attenzione sostenuta, migliorando così la concentrazione, la creatività e le capacità intuitive.

Passare dunque del tempo in luoghi naturali o progettare gli uffici in un'ottica ecologica, possono avere grandi benefici diretti e indiretti sulla qualità del lavoro che viene svolto.


Bibliografia

  • Kaplan, R.; Kaplan, S. The Experience of Nature: A Psychological Perspective. Cambridge University Press. 1989

  • Nieri M. Bioenergetic Landscape. Ed. Esselibri

  • Berto R (2005). Exposure to restorative environments helps restore attentional capacity. Journal of Environmental Psychology 25: 249-259.

  • Dentamaro I., Lafortezza R., Colangelo G., Carrus G., Sanesi G. (2011). Assessing the restorative potential of different types of urban and periurban green spaces – Italian Society of Silviculture and Forest Ecology

  • James Williams, Stand Out of Our Light, University Printing House, Cambridge CB2 8BS, United Kingdom, 2018 Guido Sarchielli, art. Psicologia contemporanea n.232 lug-ago 2012

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