Il 25 maggio è cambiata la legge sulla privacy e sotto i 16 anni non sarà più consentito usare WhatsApp! Probabilmente vi siete accorti che nelle ultime settimane l’App vi ha chiesto di confermare la vostra età in quanto cittadini dell’Unione Europea, infatti nel resto del mondo il limite rimane a 13 anni. Quindi gli attuali utilizzatori sotto i 16 anni di età si trovano di fronte ad un bivio: uscire o mentire! Ci chiediamo tutti cosa faranno. Il buon Mark Zuckemberg (proprietario dell’App in questione, che è anche la più utilizzata in Italia) si è tolto dai giochi e ha deciso di mollare ai genitori la patata bollente della gestione dei più piccoli nelle comunicazioni virtuali. Un preadolescente, abituato da tempo a intrattenere amicizie su WhatsApp, dovrà mentire per non stravolgere la propria routine.
Partecipi della scelta saranno i genitori, che spesso mantengono attive le conversazioni con i figli proprio tramite la medesima App. Ma in fin dei conti i genitori sono complici da anni di questo pasticcio all’italiana. Infatti nel bel paese non è possibile possedere una sim fino alla maggiore età, benché siano anni che i minori utilizzano un numero di telefono intestato a mamma e papà. In questo panorama oggi cerchiamo di capire come adeguarci alla normativa europea sulla privacy riflettendo sul se e come far uscire dei minori di 16 anni da un App che per essere utilizzata richiede un numero di telefono mobile, il quale dovrebbe essere posseduto solo dai maggiori di 18 anni. Pirandello non avrebbe saputo narrare una situazione più assurda probabilmente.
Al di là delle speculazioni letterarie e legali, la questione solleva una riflessione che sta mettendo sopratutto i genitori con le spalle al muro. Mentre le grandi tech companies fanno lo slalom tra i vincoli legali pensati per difendere i diritti dei cittadini, il problema viene ribaltato completamente sulle spalle di chi ha un figlio sotto i 16 anni oggi.
Si poteva scegliere un’altra strada forse, fatta di educazione dei più piccoli ad un uso sano dei mezzi digitali che sono anni che gli diamo in mano e fatta di formazione ad insegnanti e genitori per aiutarli a capire come affrontare i problemi che i loro figli spesso hanno nelle intricate e voluminose comunicazioni virtuali in cui vivono.
Si poteva decidere di guidare i più piccoli a districarsi nell’uso di WhatsApp, a sviluppare il loro pensiero e senso critico quando aprivano quell’App. Potevamo promuovere dei percorsi di sensibilizzazione anche per gli adulti su un uso più consapevole della rete e delle App di messaggistica, aumentando la responsabilità condivisa di rendere il web un luogo migliore. Vedi un esempio di iniziativa di sensibilizzazione all'utilizzo sano dello smartphone che da anni si svolge negli Stati Uniti: National day of Unplugging.
Invece si è scelto di dire “basta da oggi non puoi più usare la piattaforma in cui si sviluppano tutte le tue amicizie, arrangiati a trovare un altro modo per stare in contatto con i tuoi amici”.
Così la prossima volta che entreremo in WhatsApp magari ci crederemo davvero che lì non ci sono minori di 16 anni e quindi non sentiremo alcuna responsabilità per contribuire a far diventare quel luogo virtuale un posto adatto anche ai più piccoli, perché tanto loro lì non ci sono! Ma sarà davvero così?
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