Benessere digitale al lavoro: perché è il momento di prendersene cura
- Monica Bormetti
- 28 mar
- Tempo di lettura: 5 min
Viviamo in un’epoca in cui il lavoro e la vita digitale sono ormai intrecciati in modo indissolubile. Email, riunioni su Zoom, messaggi su Teams e Slack, notifiche continue: il digitale ha rivoluzionato la nostra produttività, ma ha anche portato con sé nuovi rischi, soprattutto per il nostro equilibrio psicofisico. Tra questi, lo stress digitale, la difficoltà a staccare la spina, la riduzione della capacità di concentrazione e un generale senso di sovraccarico mentale.
In questo contesto, il benessere digitale al lavoro non è più un tema "soft", ma una leva strategica per la salute dei lavoratori, la prevenzione del burnout e la sostenibilità a lungo termine del lavoro. Sempre più organizzazioni stanno cominciando a riconoscerlo, adottando misure concrete per contrastare l’iperconnessione e promuovere un uso più sano della tecnologia. E altrettante aziende cascano nel cosiddetto wellbeing washing inserendo lo yoga in pausa pranzo e contemporaneamente chiedendo alle persone di lavorare sempre di più per salari sempre più miseri.
Ne ho parlato con Fabio Salvi, Team Lead People Partner Europe South in Flixbus e molto attivo su LinkedIn nella divulgazione di temi legati al mondo del lavoro oggi.
"Prima di occuparsi di wellbeing in azienda credo sia importante accertarsi che i bisogni alla base della piramide di Maslow siano soddisfatti. È controproducente inserire misure di benessere per le persone come la mindfulness, gli snack free, l'area di riposo ecc. se le persone ricevono un salario che non gli permette di sostenere la propria vita. E oggi c'è un grande problema nelle aziende che hanno paura a dare delle giuste retribuzioni in quanto lo vedono come costo fisso e non un investimento sul capitale umano. Quindi a volte diventa più semplice inserire misure, anche temporanee, di wellbeing aziendale che in qualsiasi momento possano essere tolte e non occuparsi di questioni prioritarie e urgenti" dice Fabio.
Il costo dello stress digitale
"La permeabilità dei confini tra lavoro e casa porta a non avere più una separazione tra gli ambiti della nostra vita che prima era facilmente dettata dalla diversità dei luoghi fisici della nostra vita e quindi le persone devono trovare nuovi modi per non farsi assorbire completamente dal lavoro." dice Fabio.
Diversi studi indagano l'utilizzo delle tecnologie digitali sul posto di lavoro. L’uso intensivo dello smartphone e delle piattaforme digitali può essere associato a un aumento di ansia, disturbi del sonno e riduzione della produttività cognitiva, soprattutto quando non vi sono limiti chiari tra tempo di lavoro e tempo personale.

A livello lavorativo, uno studio di Deloitte del 2023, Women @ Work, ha rivelato che nel 2022 il 46% delle lavoratrici a livello globale si sentiva esaurita, dato che migliora al 28% l'anno dopo. Un altro numero, questa volta di Gallup (State of the Global Workplace 2023), indica che il 44% dei dipendenti nel mondo si sente quotidianamente stressato, con il sovraccarico informativo e l’interruzione costante delle attività tra i principali fattori di disagio.
Questi numeri non sono solo sintomi individuali: rappresentano costi aziendali concreti, in termini di assenteismo, calo della produttività, difficoltà di retention e aumento del turnover.
"La digitalizzazione nel lavoro sicuramente favorisce la produttività ma molto spesso al prezzo di maggiore alienazione e sofferenza psicologica per le persone. Quindi ci dobbiamo chiedere se le aziende sono luoghi di comunità in cui investire su delle relazioni che facciano fiorire le persone oppure siano semplicemente dei luoghi produttivi a scapito dell'umano. Per stare nel primo scenario, è necessario adottare una serie di misure protettive anche dello stress da da digitale" dice Fabio.
Cos'è il benessere digitale?
Con il termine “benessere digitale” si intende la capacità di utilizzare la tecnologia in modo consapevole, sostenibile e in equilibrio con i propri bisogni psicofisici. In ambito aziendale, questo significa creare ambienti di lavoro in cui l’uso degli strumenti digitali supporti le persone, invece di sovraccaricarle.

Il benessere digitale comprende aspetti come:
il rispetto dei tempi di disconnessione (es. dopo l’orario lavorativo);
la riduzione delle notifiche e delle interruzioni continue;
la gestione consapevole delle riunioni online;
la promozione di pause rigenerative;
l’educazione digitale dei team, per aumentare consapevolezza e autonomia.
Cosa stanno facendo le aziende?
Alcune organizzazioni, soprattutto nei Paesi del Nord Europa, stanno sperimentando pratiche interessanti e spesso coraggiose. Vediamone alcune:
1. Disconnessione digitale e diritto alla pausa
Il diritto alla disconnessione è diventato legge in Francia già nel 2017 e, in forma diversa, anche in Italia con la legge 81/2017 sul lavoro agile. Diverse aziende stanno adottando policy interne che vietano l’invio di email fuori orario o che incoraggiano i manager a rispettare tempi di riposo effettivi.
Un esempio sono le aziende che disattivano i server di posta aziendali dopo una certa ora per i dipendenti. Daimler, invece, ha introdotto una funzione che cancella automaticamente le email ricevute durante le ferie, suggerendo al mittente di contattare qualcun altro.
2. Settimane di “digital detox” o “meeting-free”
Alcune realtà hanno introdotto giornate senza riunioni, per alleggerire l’agenda e lasciare più spazio al lavoro profondo. Altre hanno sperimentato vere e proprie settimane di “digital detox” in cui si riducono al minimo le comunicazioni interne per permettere un recupero cognitivo.
3. Formazione e consapevolezza digitale
Molte aziende stanno investendo in formazione su temi come la gestione del tempo digitale, le pause attive, la postura ergonomica davanti agli schermi, la mindfulness applicata al lavoro, ecc. Questo tipo di formazione è sempre più richiesto anche nei piani di welfare aziendale e nei programmi di benessere organizzativo.
4. Interventi ambientali
Alcune organizzazioni stanno ripensando gli spazi di lavoro per favorire la concentrazione e ridurre la distrazione digitale. Zone silenziose, spazi senza Wi-Fi, postazioni per il lavoro profondo o per la meditazione sono alcuni esempi. Anche il design dell’ufficio può aiutare a “disintossicarsi” dal multitasking forzato.
Quali sono i benefici del benessere digitale al lavoro?
Le aziende che promuovono il benessere digitale non lo fanno solo per una questione etica o di branding, ma perché ne riconoscono l’impatto diretto sul business. Tra i principali benefici riscontrati ci sono:
Maggiore produttività: meno interruzioni = più focus e qualità del lavoro;
Migliore soddisfazione delle persone: sentirsi rispettati nei propri tempi genera engagement;
Riduzione del burnout e del turnover;
Miglior clima interno e relazioni più sane.
Da dove iniziare?
Se lavori in azienda e vuoi iniziare a portare più benessere digitale nel tuo team, ecco alcuni primi passi concreti:
Fai un audit digitale: esplora come viene utilizzata la tecnologia nel tuo team. Quante riunioni? Quante notifiche? Quali sono le fonti di stress digitale?
Sperimenta piccole regole di igiene digitale: ad esempio, introdurre orari “email free”, ridurre le call, promuovere l’uso del “do not disturb”.
Coinvolgi le persone: chiedi ai colleghi come vivono la connessione costante. Spesso le soluzioni migliori nascono dal basso.
Offri formazione: workshop, momenti di confronto o percorsi più strutturati possono aiutare a costruire consapevolezza.
Guida con l’esempio: i manager sono un punto chiave. Se loro per primi rispettano pause e limiti, l’intero team ne beneficerà.
Il benessere digitale in azienda non è un lusso, ma una necessità. La sfida è quella di costruire un rapporto più sano con la tecnologia, in cui l’essere umano non sia schiavo dei dispositivi, ma possa usarli in modo consapevole e al servizio dei propri obiettivi. Le aziende che scelgono di investire in questo equilibrio stanno costruendo un futuro del lavoro più umano, sostenibile e produttivo.
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