Ogni giorno controlliamo mail, social network, leggiamo articoli, guardiamo film, compriamo online, insomma trascorriamo buon parte della nostra vita connessi alla rete. Quasi mai pero’ ci poniamo la domanda: “chi può avere accesso alle mie attività online? C’è un “occhio” remoto che vede cosa cerco sul mio iPhone? Le nostre abitudini quotidiane lasciano poco spazio ad una riflessione che forse dovremmo fare la mia privacy è tutelata in rete? Presto attenzione a questo aspetto quando mi connetto o preferisco navigare senza pormi questa domanda?
Negli Stati Uniti la consapevolezza di rinunciare alla propria privacy viene osteggiata da qualche figura sporadica come Edward Snowden. Per rinfrescare un po’ le idee, questo giovane statunitense consulente dell’ NSA (National Security Agency) aveva divulgato, ormai nel lontano 2013, programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico. Alcuni di questi programmi riguardavano proprio la sorveglianza Internet.
La volontà di Snowden era quella di dare consapevolezza ad un pubblico ignorante dei propri diritti in termini di privacy e utilizzo della rete. Oggi Edward Snowden si trova lontano dal proprio Paese perché accusato di tradimento, quando forse il suo unico obiettivo era la richiesta di una maggiore trasparenza nei programmi del governo.
Intorno alla figura di Edward Snowden si sono creati pareri contrastanti, sono stati fatti film, tra qui quello di Oliver Stone del 2015, documentari e scritti un’infinità di articoli. Sicuramente il suo attivismo e la sua caparbietà sono punti di partenza per una riflessione che non dovrebbe essere trascurata: “siamo pronti a rinunciare alla nostra privacy pur di utilizzare la rete?”.
Per approfondire l'argomento, con Maria Grazia Petraglia ormai collaboratrice di Smart Break, abbiamo fatto qualche ricerca che ci ha portato a contattare l' Electronic Frontier Foundation. Si tratta di un'organizzazione no profit fondata nel lontano 1990 a che ha come obiettivo la difesa della libertà nel mondo digitale, si occupano di vari temi quali l'espressione online e anche la privacy nella rete. Rebecca Jeschke, media relations director per EFF è stata molto disponibile a rispondere a qualche nostra domanda che qui di seguito trovate tradotte da Maria Grazia. Loro operano sul territorio americano e quindi ci interessava avere un loro punto di vista da laggiù.
Intervista all'Electronic Frontier Fondation
Qual'è la consapevolezza della popolazione americana in termini di privacy internet?
Gli Americani s’interessano sicuramente al problema della privacy online. Ci sono inoltre numerosi studi su questo argomento trattati dal Pew Center for Internet Life. Alle persone piace dire che la privacy è mortama non protesterebbero tanto se questo fosse vero!
Secondo la vostra esperienza la sorveglianza della rete è presente anche in Europa?
Certo, l'anno scorso abbiamo proprio scritto un articolo in merito, leggi qui. L’Assemblea sul Crimine Informatico della Commissione Europea, nell’ottica di facilitare le forze dell’ordine ad accedere ai dati personali su scala internazionali, sta infatti portando avanti un nuovo protocollo. Accanto all’attuale MLTA (Mutual Legal Assistance Treaty), la Commissione sta lavorando ad un progetto parallelo per la cooperazione transnazionale e uno scambio facilitato dei dati tra i vari Paesi.
Tuttavia questo obiettivo porta con se una serie di domande e preoccupazione che sono state presentate da EEF e altre organizzazione in una lettera alla Commissione Europea; è importante che queste nuove norme continuino a garantire il rispetto della privacy e l’integrità del sistema di comunicazione.
Quali precauzioni e atteggiamenti dovremmo adottare per diventare fruitori di internet responsabili?
Al giorno d' oggi, bisogna purtroppo fare molta attenzione ai prodotti e ai servizi che si utilizzano. Ad esempio, molte App (Programmi, applicazioni) telefoniche raccolgono informazioni di cui non hanno realmente bisogno (vedi la posizione dell’utente ecc.) e questa è una pratica scorretta.
Nell’utilizzo di questi strumenti ci dovremmo aspettare un minimo di rispetto della privacy. Proprio per questo le compagnie/aziende dovrebbero essere molto chiare e trasparenti in termini di raccolta e utilizzo dei dati.
Contemporaneamente, dovrebbero limitarsi a raccogliere unicamente le informazioni necessarie per prestare il loro servizio. Non possiamo permetterci di rinunciare a questi nuovi strumenti per proteggere la nostra privacy. Non voglio vivere in un futuro in cui sono costretta ad essere sempre attenta a tutto altrimenti perdo la mia privacy e solo per una mia disattenzione. La questione non è questa, a meno che non ci arrendiamo, e allora non arrendiamoci!
Come vedete evolvere un'organizzazione come la vostra nel futuro?
L’obiettivo di EFF è sicuramente quello di essere all’ avanguardia delle nuove tecnologie, di conseguenza immagino che affronteremo il problema della privacy e del diritto di libera espressione nell’ ambito di tutte le tecnologie, dei droni e di tutte le nuove invenzioni che ci attendono nel futuro. La cosa migliore sarebbe che questi nuovi strumenti fossero inventati nel rispetto di questi diritti! Sarebbe altrettanto auspicabile che l’innovazione procedesse alla stessa rapidità di oggi. Tuttavia avvenimenti come la revoca della neutralità della rete preoccupano per il futuro dell’innovazione. Basti pensare che per garantire un traffico dati uguale per tutti, senza discriminazione in favore di particolari applicazioni, siti o servizi, la Commissione Federale per la Comunicazione (Federal Communication Commission) è dovuta intervenire con una serie di regole nel 2010, cui sono state aggiunte nuove regole nel 2014 con l’aiuto degli stessi utenti internet e di EEF attraverso il portale online DearFCC.
Altro argomento spinoso riguarda il DMCA (Digital Millennium Copyright Act) per la tutela del diritto d’autore negli Stati Uniti. Regole particolarmente restrittive che vedono riunire ogni tre anni un apposito comitato che interviene per svincolare alcuni dispositivi da queste norme eccessivamente severe. Anche EEF ha partecipato per molti anni a questi comitati per garantire una maggiore flessibilità.
Conclusioni
Detto questo, dovremmo anche avanzare una riflessione critica che affronta il problema da un altro punto di vista. Personalmente cosa facciamo per tutelare i nostri diritti on-line? Leggiamo i contratti quando scarichiamo o aggiorniamo un programma? Leggendo e informandoci sul caso di Edward Snowden abbiamo cercato di capire le finalità dei programmi di sorveglianza del governo statunitense?
Sicuramente la mancanza di trasparenza nei confronti dei cittadini rappresenta una grave omissione da parte di un Paese democratico come gli Stati Uniti, tuttavia bisogna riconoscere che parte di questo controllo della rete è stato intensificato con l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza alla popolazione americana a partire dalle tragedie dell’11 Settembre. Le comunicazioni mondiali passano attraverso la rete e di conseguenza la rete è il principale soggetto da controllare.
C'è da dire che se, almeno nel tempo libero, usassimo un vecchio e normale cellulare o un nuovo MP01di Punkt, questi problemi probabilmente diminuirebbero!!
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